Informazioni generali | Quando il trattamento con la procreazione assistita fallisce
Il tentativo di curare l’infertilità è un grande impegno in termini di tempo, di denaro e di energia emotiva. Talvolta, quando la cura continua per mesi e mesi, tecnica dopo tecnica, può diventare difficile capire quando è ora di fermarsi. Alcuni pazienti possono per esempio convincersi che il successo è proprio dietro l’angolo, con il prossimo ciclo o il prossimo intervento…
Quando fermarsi
Ovviamente non si tratta di una decisione semplice: ogni coppia ha la sua storia, e la difficile decisione di interrompere il trattamento verrà presa per ragioni diverse, di solito all’interno di questo possibile scenario:
- le indagini preliminari rivelano che il trattamento o la gravidanza sono impossibili o sconsigliabili a causa di:
- assenza di elementi biologici necessari a iniziare la stimolazione del paziente (disturbi ovarici non trattabili, premenopausa, patologia incompatibile con il trattamento, assunzione cronica di farmaci, malattia genetica o problemi cromosomici)
- malformazione uterina, malattia grave, assunzione cronica di farmaci incompatibili con la gravidanza
- psicologia della coppia: instabilità o assenza di obiettivi comuni indispensabili a iniziare il trattamento
- la coppia non può permettersi il trattamento
- il trattamento viene interrotto per queste ragioni:
- elementi inaspettati quali la diagnosi di una sterilità incurabile o incontrollabile quale endometriosi grave, alterazioni genetiche, azoospermia secretiva, e così via
- problemi medici non chiaramente identificati all’inizio del trattamento ma che diventano evidenti durante il trattamento, quali risposta ovarica inadeguata alla stimolazione, sperma di cattiva qualità, emergere di una malattia concomitante
- psicologia della coppia: gli obiettivi che garantivano la stabilità della coppia sono disturbati o modificati dal trattamento
- interruzione dopo il trattamento non riuscito:
- fallimenti ripetuti del trattamento, senza cause evidenti
- la prognosi è notevolmente peggiorata dai continui fallimenti del trattamento
- la coppia è demotivata dai continui fallimenti
- ci si rende conto che tutte le possibilità sono già state esplorate
- la coppia è incapace o non desidera investire ulteriormente in altri trattamenti
Cercare aiuto
Come abbiamo detto, l’investimento nella riproduzione assistita è oneroso in termini di tempo, di denaro, ma soprattutto in termini di stress emotivo. Alcuni centri offrono aiuto e supporto anche quando un trattamento è fallito: in questo caso, il counseling consiste in una serie di incontri tra uno psicologo e uno o entrambi i membri della coppia. Durante questi incontri, lo psicologo incoraggia i pazienti a parlare liberamente delle proprie emozioni riguardo all’infertilità e al trattamento, poiché uno degli obiettivi consiste proprio nell’aiutare i pazienti a sviluppare risorse personali e a migliorare il modo in cui i membri della coppia si sostengono a vicenda. Il fallimento del trattamento è sempre un grande problema psicologico, indipendentemente dalla preparazione psicologica precedente. Purtroppo, molte coppie sono riluttanti a chiedere aiuto in questa fase, spesso per il timore di aumentare le emozioni negative, mentre molte tendono a iniziare immediatamente un nuovo trattamento per l’incapacità di affrontare il fallimento, innescando così un circolo vizioso negativo. Le reazioni emotive al fallimento del trattamento possono passare dalla tristezza alla delusione, dalla rabbia alla ribellione, ma anche attraverso fasi di profonda confusione e di panico. L’intensità delle reazioni emotive dipende, tra l’altro, da questi fattori:
- la capacità individuale di far fronte a un’esperienza negativa
- la qualità della relazione di coppia
- il supporto della famiglia e degli amici
- la storia medica precedente
- il supporto dell’équipe medica
- le prospettive individuali per il futuro, la presenza o l’assenza di altri progetti di vita, e così via
Il dispiacere e la delusione successivi all’insuccesso del trattamento possono rendere difficile l’accesso alle proprie risorse emotive: le coppie possono finire per trascurare proprio gli altri aspetti della vita che sarebbero loro di maggior conforto, come le altre relazioni, l’impegno professionale, gli amici, i legami familiari, e così via. Il supporto psicologico aiuta i pazienti ad ammettere i propri sentimenti negativi e a vedere le opzioni disponibili con maggior chiarezza, sia che la coppia decida di proseguire il trattamento, sia che decida di intraprendere una strada completamente diversa. L’adattamento all’insuccesso del trattamento e la capacità di incorporare questa esperienza nella propria vita sono passi essenziali per la felicità futura, e il counseling psicologico può essere di grande aiuto in questo senso, soprattutto per quelle coppie in cui si evita di parlare del problema per non ferire il partner: essere in grado di esprimere le proprie sensazioni liberamente può essere invece un ottimo modo per riavvicinare la coppia ed evitare malintesi, esprimere il dolore, accettarlo e guardare avanti. Per dire la verità molte coppie rifiutano il counseling psicologico e preferirebbero che il medico stesso o l’equipe fornisca gli strumenti per affrontare il problema. In alcuni centri ci sono medici dotati di particolare sensibilità, che si occupano anche dell’emotività legata al trattamento terapeutico.
L’adozione
Quando uno o più cicli di fecondazione assistita non hanno prodotto alcun risultato e la coppia decide di rinunciare a ulteriori tentativi, essa deve necessariamente attraversare un periodo di lutto emotivo per il bambino biologico. Solo quando questo passaggio è stato completato, la coppia sarà emotivamente pronta a considerare l’adozione come un’alternativa all’infertilità. L’adozione è infatti una grande sfida umana che merita di essere preparata e pianificata con molta cura, per esempio sarà importante che la coppia comprenda in pieno il processo di adozione, sia in grado di immaginare il bambino adottato e ciò che esso rappresenta in relazione al bambino biologico che non ci sarà, sia in grado di valutare la propria capacità di immaginare i bisogni del bambino - dopo essersi concentrata su se stessa così a lungo - sia capace di valutare la relazione di coppia dopo un periodo stressante magari anche molto prolungato, sia disposta a discutere con eventuali altri figli biologici già presenti l’arrivo di un nuovo fratellino o di una sorellina, sia capace di tollerare un eventuale rifiuto o di affrontare l’impossibilità oggettiva di vedersi affidare un bambino, e soprattutto, sia capace di capire che l’adozione è una relazione a due vie: anche il bambino deve adottare i suoi nuovi genitori…
La vita senza figli
La decisione di interrompere per sempre il trattamento dell’infertilità comporta la fine della speranza di avere un figlio biologico – una speranza che spesso dà significato alla vita. Per alcune coppie, questa decisione coinciderà con una grande crisi, dalla quale potranno uscire più facilmente se saranno di capaci di reinvestire nella relazione di coppia in sé, nella vita sessuale, nella capacità di sviluppare altri progetti per il futuro, di riscoprire attività abbandonate (sport, musica, viaggi, e così via), di riannodare amicizie trascurate. Una volta consolidate le basi della ripresa, la coppia si potrà orientare in direzione di altri progetti di vita, come l’avere un bambino in un altro modo attraverso l’adozione, l’affido temporaneo o l’adozione a distanza, nell’estendere la propria attenzione a tutta la famiglia esistente, recuperando rapporti familiari abbandonati, dedicando più tempo e attenzioni ai nipotini, o prendendosi cura dei membri più anziani della famiglia. L’investimento nella vita professionale, per esempio riprendendo studi interrotti, lavorando attivamente per la propria carriera e per la propria formazione, così come gli investimenti nel sociale, sia esso volontariato, associazioni locali, lavoro per cause umanitaria o impegno politico, sono altrettanti mezzi per riprogettare validamente se stessi e ricominciare a vivere.
Non ci sono prove che le coppie senza figli siano meno felici o stabili nel lungo termine rispetto alle coppie che hanno fondato una famiglia vera e propria, mentre secondo uno studio di Human Fertility (2000), anche a distanza di anni dall’interruzione del trattamento e dopo aver pienamente rinunciato al progetto di avere un figlio, molte donne soffrono ancora del trauma del trattamento e della mancanza di figli. Molte coppie scelgono di non avere bambini e trovano questo fatto irrilevante rispetto alla possibilità di creare un rapporto stabile e soddisfacente; le coppie infertili non hanno questa scelta, e quando le opzioni terapeutiche non portano il risultato voluto, si trovano ad attraversare momenti difficili. Ma se i partner riescono a elaborare il loro problema, se riescono ad accettare la situazione e a guardare agli altri aspetti importanti della vita, per loro si possono schiudere nuovi scenari, o come ha scritto Joseph Campbell, “a volte dobbiamo voler rinunciare alla vita che avevamo pianificato per ottenere la vita che ci aspetta”.