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Fin dall’infanzia, per potersi definire “maschili” gli uomini sottostanno a una certa pressione culturale che impone loro di stabilire una separazione netta tra se stessi e l’altro sesso.

Ma poi, a mano a mano che i ragazzi crescono, la società si aspetta che siano capaci di fondersi con le donne, e di raggiungere con loro l’intimità

La maggior parte degli uomini ha poca pratica delle capacità richieste per costruire una relazione intima quali apertura emotiva, rivelazione di sé, reciprocità, empatia per l’altra persona; non c’è quindi da stupirsi che spesso si sentano inetti in questo ambito della vita, e che considerino le donne come le “esperte dei rapporti”. Le espressioni tradizionali dell’amore maschile quali l’attaccamento sessuale o l’aiuto strumentale sono spesso inadeguate quando non sono accompagnate da comunicazioni più dirette di interesse.

A dispetto della diffusa visione delle donne che sarebbero per definizione emotive e affamate d’amore, una interessante ricerca (Huston, Ashmore) ha scoperto che gli uomini tendono a “innamorarsi” più velocemente dell’altro sesso, forse perché il sesso maschile tende a valorizzare maggiormente l’attrattività fisica del partner e forse riporta di “essersi innamorato” solo sulla base di questa attrazione, che ovviamente può intervenire a stadi molto precoci del rapporto, se non addirittura prima ancora che esso abbia inizio.

In secondo luogo, gli uomini vengono educati a comprendere e gestire la propria vita emotiva attraverso la repressione; le emozioni difficili da controllare potrebbero quindi essere vissute come “un’alluvione” emotiva. Altrettanto interessante è il dato che l’80% delle rotture sentimentali di un legame eterosessuale è provocato dalle donne; ciò significa, in altre parole, che non solo gli uomini “si innamorano” più rapidamente, ma anche che si “disinnamorano” più lentamente.

Infine, il livello di intimità nelle relazioni romantiche è molto diverso da quello delle altre relazioni maschili, spesso centrate sulle attività; questo livello di intimità è invece, per le donne, molto meno diverso da quello che connota i suoi altri rapporti, spesso basati sulle emozioni e sulla rivelazione di sé.

La molteplicità dei nostri desideri è forse lo strumento più potente per raggiungere l’armonia. Il fatto che due individui senza legami di parentela possano mettere in comune le loro risorse per amore e per tutta la vita è un capolavoro dell’umanità. E tutto questo avviene grazie alle risorse notevoli che ciascuno apporta alla relazione, agli immensi vantaggi garantiti a quanti collaborano tra di loro e al sistema psicologico complesso che ci consente di stringere alleanze stabili. Sapere che siamo sempre stati dipendenti l’uno dall’altra per le necessità della sopravvivenza e della riproduzione e per la soddisfazione dei nostri desideri dovrebbe far nascere in noi un rispetto profondo per il sesso opposto. Questo spiega forse il sentimento di completezza pressoché unico che proviamo quando siamo innamorati. Il legame per la vita sotto il segno dell’amore rappresenta la riuscita eclatante delle nostre strategie.
David Buss, The Evolution of Destre.

Tuttavia, la domanda maschile di intimità è più elevata di quella delle donne, perché l’uomo ha meno “posti”, o non ne ha nessun altro, nel quale soddisfare questa necessità. La relazione eterosessuale diventa allora l’unico approdo al sicuro dalla domanda sociale di indipendenza e inespressività emotiva, l’unico “posto” nel quale l’uomo può mostrare il suo lato tenero. Si osservi inoltre che gli uomini possono considerare come amore il normale stile femminile di reciprocità e di considerazione.

La scoperta importante di uno studio di Tschann è che gli uomini sposati tendono ad aprirsi con gli amici ancora meno di quanto fanno i maschi single; forse tendono ad appoggiarsi solo alle proprie mogli o compagne per soddisfare i propri bisogni di intimità. E questo non è un onere pesante solo per le donne, ma anche per gli stessi uomini, che in caso di rottura del legame eterosessuale hanno grandi difficoltà a soddisfare le proprie necessità emotive.

I vantaggi dei rapporti stabili
Una scena stereotipata: un uomo e una donna stanno insieme da molto tempo, la relazione è monogamica e reciprocamente soddisfacente. Si amano. La donna esprime il desiderio di sposarsi, e l’uomo si ritira. La donna chiede: “Perché non vuoi sposarmi?”, ma l’uomo non ha una vera risposta, e allora chiede alla donna: “Perché sposarsi è così importante?”, ma neanche la donna sa davvero perché. Per molti uomini, l’impegno e l’essere in intimità con una donna per il resto della vita sono molto pericolosi; potrebbero perdere la loro indipendenza e libertà, e quindi finire per essere molto infelici. Per molte donne, invece, l’impegno e l’intimità con un uomo per il resto della vita sembra proprio essere “la cosa giusta da fare”. Restare fidanzati troppo a lungo senza sposarsi sembra pericoloso, e la donna può sentirsi molto infelice se l’uomo non accetta di sposarla. Un certo mito culturale vuole che il matrimonio faccia crescere le donne e castri gli uomini. Tuttavia, il bisogno di intimità rientra nei bisogni umani, indipendentemente dal sesso, e non soddisfarlo può portare a una serie di conseguenze avverse. E se è vero che il matrimonio, di per sé, non garantisce l’intimità emotiva, esso però le prepara il terreno. Per molti uomini, quindi, il matrimonio rappresenta un’occasione, quasi sempre l’unica, per riempire il vuoto creato dalla rude socializzazione maschile. In conclusione, a dispetto della loro stereotipica resistenza a sposarsi, gli uomini possono trarre grandi vantaggi dalle relazioni stabili, matrimoniali o meno. Il fatto che la maggior parte degli uomini si sposi, nonostante la pressione del ruolo di genere verso l’iperindipendenza e la promiscuità sessuale, forse è una buona prova che gli uomini non solo vogliono, ma proprio hanno bisogno dell’intimità. Uno studio di Pleck, tra tanti altri, riporta che gli uomini ritengono il loro ruolo familiare più importante di quello professionale, e che la soddisfazione che provano in questo ruolo è fortemente associata con il benessere psicologico.

Vi sono ormai ampie evidenze a indicare che le capacità richieste per far funzionare e durare una relazione intima sono tradizionalmente femminili. Le coppie che hanno rapporti duraturi e felici sono quelle nelle quali entrambi i partner sono o androgeni, o femminili (Antill). E questo è vero anche per le coppie omosessuali. Per gli uomini, la capacità di prendersi cura del partner e di essere emotivamente espressivi è fortemente correlata con la longevità della loro relazione (Blumstein, Schwartz).

Alcuni aspetti della mascolinità tradizionale, quindi, sono correlati ai problemi che insorgono nei rapporti: le donne tendono a desiderare livelli più elevati di emotività, ma gli uomini che obbediscono agli stereotipi di genere tendono a essere emotivamente inespressivi o non empatici. Nelson, per esempio, ritiene che per un uomo tradizionalmente virile “vi sia una profonda tensione tra l’intimità e la virilità. L’uomo le vuole entrambe, e ognuna sembra essere acquistata a prezzo dell’altra”. Spesso le donne sposate descrivono la mancanza di attenzione e di affetto da parte dei loro mariti come la maggior fonte di insoddisfazione nel proprio matrimonio, e ciò succede con frequenza molto maggiore quando i loro mariti abbracciano le ideologie maschili tradizionali.

Anche il grado al quale i partner percepiscono la relazione come equa è un buon indice per prevedere la soddisfazione della coppia. Sono molti i fattori che lavorano contro questa equità, a cominciare dal clima culturale che conferisce il potere economico, lo status sociale e altri tipi di potere in modo sproporzionato agli uomini; e il potere erotico, in modo altrettanto sproporzionato, alle donne.

Tutte le differenze negli stili interpersonali di cui abbiamo parlato lavorano contro il potere delle donne nei rapporti. Spesso gli uomini non rispondono al tipico stile femminile di suggerimento gentile, e mentre vedono le domande dirette come un modo naturale e in fondo scontato di negoziare all’interno di una relazione, questo stile può invece essere percepito dalle donne come repulsivo e sopraffacente. L’abitudine maschile al dominio può in certi casi incoraggiare gli uomini a ignorare anche i tentativi di influenza diretta delle loro partner; le donne sono invece più inclini, per influenzare il partner, a ricorrere a strategie unilaterali quali il ritiro gelido e silenzioso. Questi tipi di strategia sono caratteristici in tutti i tipi di relazione nei soggetti, di entrambi i sessi, che percepiscono di essere svantaggiati sotto il profilo del potere all’interno del rapporto.

E’ interessante osservare che non sempre gli uomini i più potenti nella relazione interpersonale, infatti il maggior potere è nelle mani del partner più attraente o meno innamorato, insomma di quello che “ha meno bisogno del rapporto”; è questo, tra i due, quello che più forza; va tuttavia detto che quando i partner vivono la relazione come una competizione di poteri avversari, questa non durerà a lungo, oppure diventerà presto insoddisfacente per uno o per entrambi i componenti della coppia. Secondo una descrizione di Macoby, la coppia soddisfatta è quella nella quale i partner “sviluppano un rapporto basato sulla comunione piuttosto che su un negoziato di scambio. In altre parole, essi hanno molti obiettivi comuni e si impegnano insieme per raggiungerli, e non hanno bisogno di discutere per il predominio, perché entrambi hanno lo stesso potere all’interno della relazione”.

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