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Il cancro della prostata è il più frequente tumore maschile, e rappresenta per l’uomo la seconda causa di mortalità.

Che cos’è il cancro?
Il cancro è una malattia che nasce nelle nostre cellule. Il nostro organismo conta milioni di cellule, raggruppate in organi e in tessuti (polmoni, fegato, muscoli, ossa, e così via). Ogni cellula contiene dei geni che ne regolano lo sviluppo, il funzionamento, la riproduzione e la morte. Di solito le istruzioni sono chiare, le cellule vi si adeguano e noi restiamo sani; tuttavia, può succedere, per svariati motivi, che le istruzioni divengano confuse e che una cellula si comporti in modo anomalo. Con il tempo, i gruppi di cellule anomale formano una massa, chiamata tumore. I tumori possono essere benigni (non cancerosi) oppure maligni (cancerosi). I tumori benigni non invadono le altre parti del corpo e in genere non sono mortali. Tuttavia, le cellule anomale possono talvolta invadere i tessuti che le circondano e dirigersi verso altre parti del corpo. Le cellule cancerose che si propagano in altre aree sono chiamate metastasi. Il primo segno dell’invasione è spesso il rigonfiamento dei gangli linfatici situati vicino al tumore, ma le metastasi possono raggiungere praticamente tutte le parti del corpo. I tumori maligni possono essere pericolosi, perciò vanno riconosciuti e trattati rapidamente per impedirne la propagazione. Un cancro porta il nome della parte del corpo nella quale si è formato, per esempio un cancro che inizia nel colon e si propaga al fegato è un cancro del colon con metastasi al fegato.

Il cancro della prostata si forma nella prostata, una ghiandola dell’apparato riproduttivo maschile. Questa ghiandola, della dimensione di una grossa noce è posta sotto la vescica, alla base del pene. La prostata circonda l’uretra, il canale che traporta l’urina dalla vescica fino alla punta del pene. La prostata serve soprattutto a produrre la parte liquida dello sperma. Nella maggior parte dei casi, i cancri compaiono nei tessuti ghiandolari della prostata, e vengono chiamati adenocarcinomi, ma possono anche presentarsi in altre parti della ghiandola. In genere, il cancro della prostata evolve lentamente e può essere trattato con successo, ma è importante che la diagnosi sia fatta a uno stadio precoce della malattia. Molto spesso le cellule cancerose sono presenti nella prostata ma non si sviluppano; si dice in questo caso che esse restano allo stato latente. Si tratta in questi casi di cancri microscopici, che non sono pericolosi. Tra 50 e 59 anni, 1 uomo su 3 ha un cancro microscopico, 4 uomini su 10 tra 70 e 79 anni, 7 uomini su 10 dopo i 79 anni. Circa una volta su 100 questi minuscoli tumori evolvono molto lentamente e diventano dei veri e propri cancri.

Cause e fattori di rischio
Il cancro della prostata si manifesta nell’uomo che ha più di 45 anni, e la sua frequenza aumenta con l’età, per essere quasi costante nei soggetti centenari. Il fattore etnico è importante, e la popolazione più toccata è quella afroamericana. Il cancro della prostata è invece raro negli asiatici. La ricerca ha evidenziato alcuni fattori genetici nelle popolazioni a rischio, altri fattori ambientali, in particolare alimentari, sono probabilmente concause, ancora in fase di studio

La prevenzione  
Nessuno conosce, a oggi, la causa esatta del cancro della prostata, ma esistono fattori che possono spiegare perché questa malattia è ora così diffusa. La popolazione sta invecchiando, la percentuale di questo tumore, come detto, aumenta drammaticamente dopo i 65 anni, e come è noto questa patologia è legata all’età. Oggi c’è maggiore conoscenza e comprensione della malattia, e tecniche più avantzate di diagnosi consentono di diagnosticare il tumore della prostata agli stadi iniziali, migliorando in maniera consistente le probabilità di trattarlo con successo. Sono stati condotti numerosi studi per collegare l’ alimentazione al tumore della prostata, e anche se i risultati non sono definitivi, è convinzione generale che una dieta ricca di grassi stimoli la crescita e la divisione cellulare, aumentando il rischio di cancro della prostata. Una dieta ricca di fibre e di verdure come i broccoli sembra avere proprietà protettive dal cancro, altri studi suggeriscono che anche un’alimentazione ricca di vitamina A può essere di aiuto

I sintomi
Molto spesso il cancro della prostata evolve senza alcun sintomo, infatti, contrariamente all’ipertrofia benigna (adenoma, cioè anomalia ghiandolare), il cancro si sviluppa nella periferia della prostata, a distanza dall’uretra, perciò è raramente responsabile di disturbi urinari. A uno stadio localmente evoluto, questo tumore può provocare disturbi urinari quali difficoltà nella minzione, che diventa più frequente, sangue nelle urine… A uno stadio molto avanzato, può essere responsabile di dolori a livello dell’ano e del retto (per compressione del retto) o di coliche renali (per compressione o invasione d’uretere). Allo stadio delle metastasi a distanza, può provocare dolori ossei e/o un’alterazione dello stato generale, con disgusto verso il cibo, perdita di peso, stanchezza

La visita medica
L’atto più importante della visita medica di depistaggio del cancro della prostata è rappresentato dall’ispezione rettale. Tipicamente, in caso di tumore la prostata contiene uno o più noduli duri, i cui contorni sono irregolari. Una palpazione rettale normale non elimina la diagnosi di cancro della prostata, perché alcuni tumori iniziali non sono palpabili, e l’ispezione rettale non consente di esaminare tutta la ghiandola

Esami e analisi complementari
Il dosaggio sanguigno della PSA (antigene specifico della prostata) è l’unico esame complementare fondamentale: in caso di tumore della prostata la PSA è spesso elevata, ma può anche essere normale. Il grado di aumento del suo valore è proporzionale all’estensione del tumore, perciò il tasso di PSA dà l’idea della diffusione della malattia. Esistono tuttavia altre cause di aumento della PSA come l’adenoma, l’infezione o il traumatismo della prostata. Un tasso di PSA moderatamente elevato può essere spiegato dalla presenza di un adenoma della prostata, può essere quindi utile sorvegliare l’evoluzione della PSA con un intervallo di qualche mese. Un aumento rapido indicherà la presenza di un tumore, mentre la stabilità del valore o un aumento lento deporrà in favore di un adenoma. Il depistaggio del tumore della prostata è basato su un dosaggio annuale della PSA, associato all’ispezione rettale, negli uomini di più di 50 anni o anche più giovani ma facenti parte della popolazione a rischio. La PSA consente di scoprire un gran numero di casi di tumore allo stadio iniziale, quando l’esame è ancora normale. In caso di aumento sospetto della PSA e/o di anomalia (dimensioni eccessive, contorni irregolari, indurimento) riscontrata all’ispezione rettale, sarà indispensabile procedere alla biopsia in anestesia locale (prelievo di tessuto con ago) per confermare la diagnosi. L’ecografia prostatica effettuata all’interno del retto può mostrare una zona sospetta e una vascolarizzazione importante (presenza di numerosi vasi sanguigni). Alcuni medici la utilizzano nel depistaggio del tumore della prostata, ma il suo interesse è oggetto di discussione. In caso di tumore comprovato dalla biopsia si procede a un bilancio dell’estensione della malattia prima di proporre un trattamento. Il bilancio comprende la TAC addominale e pelvica per la ricerca della diffusione del cancro ai gangli linfatici. Se si sospetta la diffusione del tumore alle ossa (metastasi ossea), o quando la PSA è molto elevata, si procede in genere a una scintigrafia ossea. Per alcuni, l’effettuazione sistematica di una risonanza magnetica per via rettale consente di meglio apprezzare l’estensione locale del tumore

Evoluzione della malattia
Dipende essenzialmente dallo stadio della malattia al momento della diagnosi. Quando il cancro è limitato alla prostata, la probabilità di guarigione dopo il trattamento è molto elevata; ma quando il cancro ha superato i limiti della prostata, la prognosi è meno favorevole. C’è rischio di estensione locale verso la vescica, gli ureteri (canali che convogliano l’urina dai reni verso la vescica), il retto e i gangli della regione pelvica. Il rischio di metastasi ossea è alto, con invasione del midollo.

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