Area genitale | Prostata | A cosa serve la prostata?
La maggior parte degli uomini non ne ha proprio idea. E ancora meno sa e conosce delle malattie che la riguardano, delle loro conseguenze e dei possibili trattamenti. Risultato: ritardi nella diagnosi che rischiano di diventare drammatici.
La prostata? Ancora oggi è un argomento tabù. Ipertrofia benigna, prostatite e cancro, le tre grandi patologie della prostata, vengono quasi sempre confuse tra di loro. E pochi uomini (e donne) sanno rispondere correttamente alla semplice domanda “a cosa serve la prostata?” A questa inconsapevolezza si aggiungono reticenze, paure e false credenza che allontanano i pazienti dal medico. Da un recente studio statistico, condotto da una primaria azienda farmaceutica, emerge che la prostata viene percepita come simbolo di virilità. Avere un problema collegato alla prostata rappresenta perciò per gli uomini l’inizio del decadimento fisico, e coinciderebbe con la perdita della seduzione, della sessualità, della giovinezza, della potenza e della fertilità. Inoltre, anche i sintomi e i trattamenti sono poco conosciuti.
I problemi urinari vengono interpretati come rivelatori di potenziali problema della prostata, e il cancro è la prima patologia spontaneamente associata a quest'organo. Per ciò che riguarda i trattamenti, gli uomini ne hanno una rappresentazione radicale: la prostatectomia (rimozione chirurgica della prostata) è il solo tipo di trattamento citato da tutti gli intervistati che non hanno mai consultato un medico a riguardo.
La nebbia più invincibile regna sovrana anche sulle conseguenze delle patologie della prostata: impotenza, infertilità, incontinenza, vertigini. La fine della vita sessuale è citata al primo posto tra le conseguenze sia delle patologie della prostata, tra le quali ovviamente "una vale l'altra", sia dei loro trattamenti. Gli uomini sembrano aspettarsi che il medico dia maggiori indicazioni circa lo screening della malattia, tuttavia quelli che non hanno mai affrontato l'argomento con il medico ne incolpano sia il medico, sia la mancanza generica di fonti di informazione. Questi uomini assicurano di non aver mai sentito parlare dell'esistenza di test che permettono di valutare preventivamente le condizioni della prostata. Ma c'è di più: per la maggior parte di questi soggetti, le malattie della prostata riguardano uomini di età molto più avanzata della loro… e l'ereditarietà è percepita come criterio determinante: in assenza di casi in famiglia, si sentono protetti.
In ogni modo, queste persone pretendono maggiori informazioni sui primi sintomi per poter cambiare il loro modo di vita e rivolgersi (finalmente) al medico. Ora, per il cancro della prostata, silenzioso e asintomatico per lungo tempo, spesso è troppo tardi.
"Occuparsi della prostata per restare giovani e mantenere una sessualità felice" è perciò diventato il nuovo grido di battaglia della medicina, nella speranza di convincere gli uomini a farsi visitare. Altrettanto lo sarà parlare sempre di più di eredità e di evoluzione dei trattamenti, che diventano sempre meno invasivi. Inoltre, si è ormai convinti che l'informazione "passi" molto meglio se si adotta un tono leggero e umoristico. Altrettanto valido potrebbe essere far partecipare alle campagne di prevenzione anche le donne, più inclini a occuparsi seriamente di prevenzione e salute, per sdrammatizzare e incitare gli uomini a responsabilizzarsi. Non a caso, una campagna di affissioni mostra una giovane donna elegantissima che sorridendo chiede: "E alla tua prostata, ci stai pensando?"
Lo screening annuale del cancro della prostata negli uomini di età compresa tra 50 e 75 anni, grazie a due esami semplicissimi (visita rettale e PSA) consentirebbe la guarigione del 95% dei tumori che ogni anno colpiscono, nel nostro Paese, 40.000 uomini.